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  • Immagine del redattoreSaveria Toscano

COVID 19, LA SCOPERTA DELL'IGNOTO

Aggiornamento: 16 dic 2020


Il Coronavirus rappresenta un trauma collettivo perché ha minato la nostra fiducia nei confronti delle persone e delle istituzioni che dovevano proteggerci e che improvvisamente sono diventati nemici e inaffidabili. Si è dunque rotta la bolla di sicurezza, di certezze, di riferimenti inamovibili che ci proteggeva illusoriamente dall’imprevisto, dall’imponderabile, dalla malattia e dalla morte.


Il nostro vicino, il nostro congiunto è divenuto improvvisamente pericoloso, un potenziale untore, la scienza si è mostrata nei suoi limiti, nelle sue molteplici voci contraddittorie ed incerte. L’esperienza della pandemia ha, in questo modo, messo a nudo la nostra fragilità, i limiti della ricerca illusoria di sicurezze gettandoci in uno stato emotivo in cui ci si é scoperti sospesi ed incerti. Prima era tutto nel presente mentre veniva oscurato lo sguardo sul futuro. Il Covid 19, invece, ci ha messo di fronte alla possibilità di ammalarci e di morire. Abbiamo dovuto scoprire i nostri limiti rispetto all’onnipotenza e alle aspettative performative di eterna giovinezza che la società moderna ci impone.


Questo nuovo scenario ha inevitabilmente generato vissuti di impotenza, di fragilità che a volte hanno preso la forma di angosce, fobie, sintomi ipocondriaci, ansia, depressione, difficoltà di coppia, familiari ed educative. Il lockdown ha costretto a convivenze forzate, a problemi di coppia causati dalla ripresa dei contatti non più fuggitivi ed intermittenti che ci hanno disabituato al dialogo, al confronto, alla condivisione, all’intimità.


Questa condizione forzata ha avuto un effetto dirompente per alcune coppie non abituate a questo tipo di vicinanza. Improvvisamente il partner è diventato uno sconosciuto, una persona con cui ci si incontra e ci si scontra anche sul piano della genitorialità. Nei casi di situazioni già altamente conflittuali, vi è stato l’incremento di casi di violenza domestica.


Al contrario, il distanziamento sociale forzato ha avuto gravi ripercussioni sul benessere psicologico poiché l’uomo è un animale sociale che mal tollera l’assenza di scambi sociali e soprattutto corporei. Questa esperienza traumatica ha generato in alcuni vissuti di tristezza, di depressione, di abbandono. In altri casi, vi è stata la ripresa di vecchie problematiche che si sono acutizzate.


La perdita delle nostre sicurezze e lo stravolgimento delle nostre abitudini ha generato due tipi di reazioni psicologiche. Da un lato vi sono i negazionisti che si difendono dall’angoscia della malattia e della morte ignorando e dimenticando ciò che hanno vissuto e i rischi connessi.

Dall’altro vi sono i catastrofisti che si sentono al sicuro solo tra le mura domestiche. In questo caso si è parlato della Sindrome della Capanna, situazione in cui ci si ritira nel proprio ambiente familiare che dà sicurezza, dove pensiamo di esercitare un controllo e non dobbiamo confrontarci con l’altro, con ciò che non conosciamo.


Si tratta di due reazioni estreme derivanti dalla difficoltà di accettare una realtà nuova e complessa, caratterizzata da aspetti critici ma anche di possibilità. In questa esperienza, che abbiamo definito “traumatica”, dobbiamo poter cogliere anche le opportunità.

Le limitazioni che abbiamo vissuto ci hanno costretti ad avere un contatto maggiore con noi stessi.


Il virus è stato per alcuni di noi un compagno di viaggio che ci ha fatto scoprire qualcosa di noi stessi. In questi casi, é emersa l’esigenza di cercare l’ascolto di un professionista che accompagnasse questa ricerca dentro se stessi.


L’inizio di un percorso psicologico ha permesso di aprire una nuova prospettiva sulla propria vita, di ampliare il contatto con le proprie emozioni, con la propria storia e sofferenza. La psicoanalisi ha offerto un ascolto elaborativo di questa esperienza traumatica per le perdita dei propri cari, delle abitudini, risorse, relazioni aprendo alla creazione di nuovi pensieri prospettive, fino a quel momento sconosciute. E’ stato possibile affinare la capacità di affrontare le difficoltà, la consapevolezza dei limiti e della morte. Ripartire dal dubbio, dalla tolleranza della paura, dall’incertezza del futuro può dunque favorire un nuovo slancio vitale verso cui ci proietta l’incontro con l’ignoto e con la scoperta.

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